da roaringanna » 18 giu 2010, 4:27
Personalmente, non ho alcuna esperienza con le produzioni recenti (a parte un paio di 428 1/87 comprati nuovi ed usati pochissimo), quindi non sono in grado di fare paragoni.
Quanto ai modelli "storici", ne comprai ben pochi a suo tempo (per ovvi problemi di budget!), ma veramente tanti in tempi più recenti, dopo la comparsa di Borse Scambio prima ed e-commerce poi. Naturalmente, nelle condizioni più svariate - da seminuovo a rottame, con tutto quello che c'è in mezzo - per cui credo di avere a disposizione una buona casistica.
A parte la "Peste dello Zama" (che ha riguardato un periodo circoscritto dal 1957 ai primi anni '60, e che comunque era un difetto di materiale e non di progetto), direi senz' altro che il problema che più frequentemente metteva (presto o tardi) fuori combattimento una loco era lo scollamento (scalettamento) di una ruota dall' asse. Nelle loco a vapore questo provocava l' accavallamento delle bielle e bloccaggio immediato, ma anche gli ingranaggi dei carrelli dei locomotori protestavano vigorosamente e finivano per impuntarsi. E se il trasformatore non era svelto a sganciare, anche l' avvolgimento del motore prendeva una bella strapazzata.
Al secondo posto (della mia personalissima graduatoria) viene l' usura delle sedi su cui ruotano gli assi motori.
Specialmente nei casi di motore montato verticalmente (835, per intenderci) l' asse con ingranaggio che riceve il moto dalla vite senza fine, ruota in sedi ricavate direttamente nel telaio, senza ombra di boccole o altro. Queste zone sono molto sollecitate, e vi si sviluppa una notevole usura che si manifesta in un terribile peggioramento della qualità di marcia della loco - i sobbalzi dell' asse sono particolarmente evidenti quando si inverte la direzione. Purtroppo in questo frangente l' unico rimedio è un nuovo telaio. La raccomandazione da parte di Rivarossi di lubrificare periodicamente queste parti era evidentemente poco ascoltata.
Il problema era presente anche nel caso di locomotori a carrelli, dato che gli assi agivano direttamente sullo zama. Qui c' era da fare i conti con ingranaggini sempre pronti ad impuntarsi; in compenso, le sollecitazioni erano minori, non dovendo fare i conti con le reazioni delle bielle che dovevano trasmettere il moto agli altri assi (soluzione pessima, che Rivarossi contrabbandava per improbabili esigenze di realismo).
Sotto questo aspetto, l' adozione della plastica per telai e carrelli costituì un grande miglioramento, perchè l' anima interna in acciaio forniva agli assi sedi più precise e resistenti.
I motori meritano un discorso a parte, che per ora rimando (ammesso che interessi a qualcuno).