Come promesso, eccovi il primo paragrafo, contenente una introduzione al tema: i ganci Rivarossi.
Spero di non essere stato troppo prolisso, noioso o altro e mi auguro anche di non avere commesso (troppi) errori.
Spero comunque nella vostra indulgenza e comprensione.
Buona lettura
Nella realtà ferroviaria il sistema di aggancio garantisce una efficace unione tra i vari rotabili, resistendo alle sollecitazioni derivanti dalla trazione e consentendo, con l’ausilio dei manovratori, la composizione e la scomposizione dei treni.
Ai primordi delle ferrovie, veniva applicato sulle testate di ogni rotabile un vero e proprio gancio che, per mezzo di catene, garantiva il collegamento dei vagoni fra loro e di questi con la locomotiva.
Ben presto, tuttavia, aumentando la velocità dei convogli, ci si rese conto che tale sistema non era in grado di preservare i rotabili (e soprattutto le persone che li utilizzavano per viaggiare) da urti e scossoni.
Venne quindi realizzato un sistema più efficiente e sicuro: in primo luogo si dotarono i rotabili di respingenti e si utilizzò una nuova catena composta di due maglie collegate tra loro mediante un sistema a vite che ne permetteva il serraggio fino al contatto tra i respingenti (c.d. "tenditore a vite").
Anche nel campo del modellismo ferroviario, dove il gancio è chiamato a svolgere la medesima funzione che assolve nella realtà, ci si dovette confrontare con il problema di riprodurre in scala questo particolare, garantendone al contempo le medesime caratteristiche funzionali.
Scartata l’idea di riprodurre in scala il particolare in questione, sia per la obiettiva delicatezza che avrebbe assunto l'insieme, sia per la ovvia difficoltà di procedere a realistiche operazioni di composizione e scomposizione dei treni in miniatura, nel corso del tempo le varie Case costruttrici di treni in miniatura hanno escogitato diversi sistemi di aggancio, allo scopo di permettere, come nella realtà, l’unione dei vari veicoli ferroviari da loro prodotti: da semplicissimi ganci ed occhielli, che pur assicurando una buona tenuta nella marcia del treno non consentivano una riproduzione delle manovre ferroviarie realistica, a strutture più complesse, realizzate nel sempre costante desiderio di raggiungimento della perfezione nel campo modellistico.
Negli anni ’40, quando la Rivarossi incominciò a produrre i suoi treni in miniatura, il panorama fermodellistico era dominato dalle ditte tedesche, su tutte la Märklin, ma si era ancora ben lontani dal raggiungere parametri uniformi in questo settore.
Così, ogni Casa si caratterizzava per dei particolari specifici, che ancora oggi consentono di distinguere a colpo d’occhio, tra modelli coevi, quelli Märklin da quelli Fleischmann, quelli Rivarossi da tutti gli altri.
Ad esempio, uno dei primi ganci Fleischmann era questo:
![Gancio FLM.JPG (162.82 KiB) Osservato 5335 volte Gancio FLM.JPG](./download/file.php?id=17946&t=1&sid=8fa5ac80d4a0adae0b2b175313eef88f)
Come si nota, si tratta di un esempio notevole per l’epoca, in quanto permetteva una sicura unione tra i rotabili, ma risultava troppo massiccio. Venne presto sostituito da quello classico che tutti conosciamo:
![DSCN3558.JPG (149.7 KiB) Osservato 5335 volte DSCN3558.JPG](./download/file.php?id=17947&t=1&sid=8fa5ac80d4a0adae0b2b175313eef88f)
Andrebbe ben oltre lo spirito di questo articolo descrivere l’evoluzione dei sistemi di aggancio utilizzati dalle varie Case costruttrici (sia consentito il rinvio a questo sito, per chi volesse approfondire l'evoluzione del particolare in questione per i treni Fleischmann:). In questa sede, basti osservare che tutti, quantomeno negli anni ’40 del XX secolo, erano caratterizzati dalla presenza di due elementi che, convenzionalmente, chiameremo occhiello ed uncino.
(N.d.A: se qualcuno ha un modo migliore per chiamarli, me lo faccia sapere, basta che intendiamo tutti di cosa stiamo parlando, specie quando mi addentrerò nel campo dei ganci RR)Il sistema più semplice che fu escogitato, infatti, fu quello di riunire, in una medesima struttura, i vari elementi che nella realtà consentono l’aggancio tra i rotabili, elementi che, ridotti all’essenziale, possono essere assimilati proprio ad un uncino e ad un occhiello che con esso si impegna.
Le uniche differenze da me riscontrate, ovviamente in linea di massima, riguardano la mobilità di questi due elementi, necessaria per consentire l'agganciamento o lo sganciamento dei rotabili: ad esempio, mentre nei ganci Fleischmann quello che chiameremo per semplicità occhiello è fisso, l’uncino è mobile. Viceversa, nei modelli Rivarossi accade l’esatto opposto: l’uncino è fisso e l’occhiello è mobile.
Ma questa è tutta un’altra storia.
To be continued...
Chiudo con i ringraziamenti e i miei
desiderata: per caso c'è qualche fortunato possessore di carrozze tipo V ABz Serie Normale 1948, del tipo dotato di illuminazione (ma le hanno prodotte veramente???) che mi manda una foto del gancio, per capire se c'era qualche differenza rispetto a quello normale?
Grazie a Oliviero e Massimo per le foto.
@ Massimo: Pensavo di parlare dei ganci Serie Verde in un apposito paragrafetto.
Buona serata a tutti da 844 (alias Giorgio V.P.)