Grazie a Marco Claudio Pardini, sempre addentro ai segreti rivarossiani. L'esistenza di un motore derivato dal classico 1677 corrisponde con l'immagine del motore 102441-3 nei cataloghi delle parti di ricambio ma, lo so che mi odiate, ho ancora un dubbio. In un motore in C.A. mi aspetterei di vedere come statore un elettromagnete con i due avvolgimenti contrapposti per invertire la direzione, mentre qui si vede un motore con il solito magnete permanente della C.C.; il solo avvolgimento del rotore con un numero maggiore di spire cambia la tensione di alimentazione ma non basta per trasformare il motore da C.C. in C.A.. In altre parole, perché quanto Marco Claudio Pardini scrive funzioni, cioè il vecchio superinversore unito ad un motore ancora in C.C. (ma a 16 V.), è necessario interporre tra inversore e motore un ponte di diodi per raddrizzare la corrente. C'era nella E 424 questo raddrizzatore?
Questo è quanto è stato fatto da Rivarossi (secondo me) con l'introduzione successiva dell'inversore 115120: relais + raddrizzatore + motore in C.C.
Il fatto che originariamente si mantenessero i normali motori a 12 V. a fronte di una alimentazione a 16/18 V. spiega appieno il surriscaldamento di questi motori ma mi fa ricordare quanto ho scritto in passato su suggerimento di Alessandro Civelli a proposito dei motori "bianchi". Civelli mi disse che, secondo i suoi ricordi, la plastica con cui erano costruiti i motori "bianchi", poteva supportare temperature più alte, questo coincide perfettamente con l'adozione di questa plastica per i motori da alimentare a 16/18 V. descritti da Marco Claudio Pardini.
Il fatto che per le Fairbanks Morse per Lionel siano stati utilizzati i motori "bianchi" è un fatto curioso ma che, penso, non abbia relazioni con il discorso C.A., a parte forse la tolleranza alla temperatura.
Queste sono solo mie osservazioni e mi scuso se sto diventando noioso.
Talgo49