...si dice che non si scorda mai.
Per me almeno è così: una compagna di classe al liceo cui rivolsi la parola una decina di volte in tre anni, per paura di una emiparesi facciale
Non meno vivo è il ricordo della mia prima Rivarossi.
Mio nonno gestiva in una cittadina del novarese un negozio di cartoleria.
Nel periodo natalizio "sconfinava" nel giocattolo e da buon piemontese attento ai "sòld" si rendeva perfettamente conto di rivolgersi ad una clientela non abbiente e poco incline alle novità.
Quel Natale del 1960 (o 1959, non ricordo di preciso) tentò la via del trenino elettrico ma ben sapendo di non poter competere con i commercianti "di città" (che poi seppi essere "Bonzanini" di Novara e "Onorato Isacco" di Torino) per limitare gli eventuali danni da invenduto acquistò da RR soltanto due "Calimero", quattro carri a sponde basse, due trasformatori e un centinaio di rotaie assortite (niente scambi, per carità...).
Ben conscio di essere un incompetente si fece aiutare da un amico elettricista per montare un microcircuito da esporre in vetrina insieme alle bambole e ai soldatini.
Bambole e soldatini vennero tutti venduti insieme ad una sola locomotiva, un paio di vagoni, una ventina di binari e un trasformatore, ovviamente.
Gli rimase sul gobbo (tra laltro l'aveva veramente, anche se poco pronunciata) tutto il resto.
Fedele ad uno dei tanti suoi detti ("Buta d'la roba ant in cantun cà rivrà la so stagiùn") riciclò l'invenduto come regalo del mio compleanno.
Questa la storia della mia prima Rivarossi.
E la vostra?