da io_gioco_ancora » 20 ott 2020, 15:59
Salve,
provo a rispondere, un poco a casaccio e in linea generale, a taluni degli ultimi interventi che hanno caratterizzato la "questione Minobus"
Il 26 marzo 2017 scrivevo:
"Leggo per la decimilionesima volta nella vita del Minobus RR in "bachelite" e mi piacerebbe sapere da dove uscì fuori questa notizia + o - una cinquantina di anni fa....
Questo perché - per me - di bachelite non è ma semplicemente di "plasticaccia" assai simile al Moplen!"
1° risposta da Massimo:
"RR produsse in bakelite i suoi primissimi modelli. L'ing. Rossi scoprì, alla Fiera Campionaria di Milano, una macchina che stampava, in bakelite, un posacenere. In un sol colpo un posacenere belle e pronto che usciva in un attimo dalla stampatrice.
Ne rimase affascinato e decise di produrre, con lo stesso metodo, anche i primi suoi treni.
Con questo gesto aveva dato una svolta epocale al fermodellismo mondiale
Dall'intervista all'Ing Rossi di Giorgio Giuliani ed il sottoscritto"
2° risposta da hiawatha:
"Colleziono oggetti in Bachelite e giocattoli in ogni tipo di plastica da quarant'anni..la Bachelite è praticamente inconfondibile
ed è lontana anni luce dal Moplen, che, inoltre, è stato utilizzato commercialmente solo a partire dal 1957. Il Minobus è in Bachelite."
Più un paio di dubbiosi che, guarda il caso e pur senza essere tecnici, per il solo fatto di averlo avuto tra le mani affermavano il contrario (dichiarando il dubbio per non contraddire i "mostri sacri").
Oltre 3 anni di pudico silenzio.
Mi capita sott'occhio il bel sito cuccioloazzurro e, con sorpresa, noto lo strafalcione.
Già conoscevo il sito ed il proprietario in quanto vi sono raffigurati alcuni oggetti ceduti da me (a titolo oneroso, molto oneroso, perché le cose che acquisto per me sono sempre onerosissime!)
Provo a contattarlo ma purtroppo il sistema è così macchinoso e necessita di programmi e, sopratutto, di abiltà digitali che io non posseggo e non ho alcun desiderio di imparare.
Ma conosco i trenini.
Allora ripropongo la questione sul forum ed è inutile numerare le risposte perché sono qui sopra; soltanto è evidente il cambiamento di atmosfera:
chi tre anni prima si era addirittura sdegnato per la "provocazione" comincia ad avere dei dubbi...tra "non è il mio campo", "premetto che non ci capisco nulla", "non l'ho mai visto ne maneggiato", "è roba da ricchi" etc. etc. quasi tutti si lanciano nel più classico dei depistaggi ovvero chiedere a me la "prova", manco fossimo fidanzati! - in alternativa disquisire a lungo sulla chimica dei materiali plastici che risulta essere materia ostica innanzitutto a me ed anche alla stragrande maggioranza degli intervenuti.
Una mia idea è che tanti nei tre anni trascorsi abbiano avuto modo di appurare la verità ma ammetterlo e scriverlo sarebbe stato potenzialmente distruttivo per la fede (che se ci togli i dogmi ne rimane ben poca cosa).
Finalmente me ne esco con:
"Ricordate sempre che Alessandro Rossi era un imprenditore non un appassionato di trenini, non si era mai interessato di trenini, non lo aveva mai chiesto in regalo per Natale, finito il businnes si ritirò senza conservare neppure un catalogo (si fa per dire) della produzione di una vita.
Adriano Olivetti aveva la Lettera22 e la Divisumma sotto la quadreria ed accanto agli argenti seicenteschi, amava ciò che produceva.
Però.
Rossi era partito da una azienda di apparati elettrici nel '45 (= bachelite a iosa) e potrebbe ben darsi che, con l'occhio lungo dell'imprenditore capace, abbia notato che la concorrenza in Italia era tanta e con la fine della guerra anche le commesse delle Forze Armate andavano calando mentre di trenini ce ne erano - sempre in Italia - veramente pochi.
Passato ai trenini e ad un nuovo stabilimento nel '47 avrà senz'altro mantenuto contatti con fornitori e maestranze della ormai disarmata Apparecchi Strumenti Aeronautici e siccome un buon imprenditore mantiene sempre ottimi rapporti con chi può tornargli utile...
Naturalmente questi terzisti seguivano l'evolversi delle tecnologie e presentavano proposte sempre più economiche prevedendo l'utilizzo di processi e materiali più convenienti.
E ne venivano fuori anche trenini più belli! - in fin dei conti all'appaltatore interessavano soltanto costi ed estetica, non è che allora fosse necessario il marchio CE.
Segue l'intervento (riportato) di Paolo Giacobbo che, senza nulla o poco aggiungere a quanto era già stato scritto, appare certificare in maniera inoppugnabile - chissà poi perché, in fin dei conti si tratta di due contro il resto del mondo - che il Minobus non è di bachelite.
Ahimè dr. Giacobbo, mi ha rovinato!!!
Quello che non si era notato 2 giorni prima torna a galla di prepotenza: la Storia, gli albori, la piccola eredità (della famiglia Rossi...!), la Topolino con 4 persone ed il carrellino zingaresco (della famiglia Rossi..!), le Testimonianze, la Grande Famiglia, il patrimonio bruciato per amore (dei trenini) etc. etc.
Non può essere che nel tracciare la storia andrebbero ascoltati anche quelli che hanno perso?
I tanti licenziati che osavano criticare le scelte aziendali, chi si domandava perché i progettisti non riuscissero a concepire un veicolo con meno di 10 viti da togliere per accedere alla meccanica (mentre la concorrenza ne utilizzava massimo 3), l'assoluta inutilità dei respingenti a molla o dei carrelli Bettendorf, l'astrusa concezione (ma bella) del motore su sfere senza cuscinetto, lo stesso in cabina...
E mettiamoci pure, nel patrimonio di famiglia, il Vicenza calcio...
Salutoni
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io_gioco_ancora il 22 ott 2020, 20:14, modificato 2 volte in totale.