da marco-c » 18 feb 2011, 11:57
Gianni,
Ti do una mia interpretazione, conoscevo Alessandro Rossi fin da quando ero giovane, ed ho avuto modo di conoscere bene la Sua "filosofia". La semplificazione dei particolari riportati era una Sua ossessione, perchè costavano, quindi nei suoi modelli inseriva (e qui sta la Sua arte) solo particolari riportati essenziali e indispensabili ad individuare le forme tipiche di quel modello/prototipo. Le linee essenziali, i particolari stampati, la verniciatura curata con scrupolosità (ancora oggi insuperata) e qualche tocco qua e là dovevano dare l'impressione di un modello curatissimo, a costi contenuti, specie per gli USA, dove contava più di tutto il buon funzionamento sui plastici. Ecco che riprodurre prototipi "inusuali" forse corrispondeva in pieno a questa "filosofia". Primo perchè essendo pochi prototipi e magari rari e poco documentati, tantomeno a volte non più esistenti in ferrovia reale e nei musei, rendeva più difficili i riscontri e critiche di esattezza di riproduzione. Poi perchè si evitava il confronto/scontro con altri modelli riprodotti più su vasta scala da ditte concorrenti, ed in fine un prototipo raro finiva per rendere più interessante ed anche più "esoticamente" desiderabile ed appetibile un modello.
Mi viene a mente un'altra possibilità (Alessandro era profondo conoscitore dell'Americano) cioè quella che il modellista americano, causa la vastità di compagnie ferroviarie, spesso si inventava una propria compagnia ferroviaria nella quale "immatricolare" modelli che in realtà erano di amministrazioni molto differenti. Quale occasione immatricolare con proprie insegne, nel parco della propia compagnia, e ciò era più facile se i modelli erano, sì reali, ma un pò rari, sconosciuti, avvolti nel mito e Alessandro lo sapeva ?
Ripeto, questa è una mia interpretazione della filosofia "Rossiana".
ciao
marco claudio